L'Istituto
Vito Accettura
Medici in Campo
Per narrare la storia della Federazione Medico Sportiva Italiana FMSI in Puglia si potrebbero scegliere diverse strade ma sicuramente non si sbaglia se si ripercorre questa vicenda assieme a colui che per molti anni ne è stato il principale protagonista:
Vito Accettura, classe 1921, da 44 anni presidente della FMSI pugliese e attuale direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport, che così racconta:
«Nel 1945, subito dopo la laurea, mi trasferii per lavoro da Bari a Roma dove, in precedenza avevo conosciuto il Prof. La Cava, medico della Federazione pugilistica e presidente della FMSI. Cominciai così a svolgere la funzione di segretario dell’associazione, che in quel periodo era in fase di ristrutturazione ed era allogata al Foro Italico, presso lo Stadio dei Marmi, in un grande capannone.
Spinto dal prof. La Cava, a partire dal giugno del 1946 raccolsi le prime adesioni tra i colleghi della mia città, che spesso si lasciarono convincere dalla prospettiva di poter assistere gratuitamente alle partite di calcio.
Raggiunto un certo numero di iscrizioni, organizzai con il prof. La Cava la prima assemblea costitutiva della Delegazione provinciale di Bari della FMSI, alla cui presidenza fu chiamato Mimì Fracchiolla, che in quel periodo era il medico sociale della squadra di calcio «della Bari», come scriveva il mio caro amico giornalista Pierino De Giosa. Negli anni seguenti fui a Torino per conseguire la specializzazione, ma intanto a Bari veniva messa in piedi una Commissione medico-sportiva composta da Fracchiolla, Eliseo Mattioli ed Enzo Mastronardi, in ossequio alle nonne sulla tutela sanitaria delle attività sportive stabilite dalla legge del 18 dicembre I 950, n.1055.
Nel frattempo, a partire dal 1948, erano stati allestiti in Italia, in diverse sedi, dei corsi di fisiopatologia dello sport per dorare ciascun medico iscritto alla FMSI di migliori e maggiori cognizioni di medicina sportiva. Degli iscritti pugliesi in pochi frequentarono questi corsi, e comunque si tirò avanti alla meglio, se non altro pe garantire l’assistenza alle gare e le visite di idoneità all’attività agonistica di quei pochi sport posti sotto tutela dalla citata legge (pugilato, automobilismo, lotta greco-romana, motociclismo, ciclismo).
L’attività scientifica era affidata all’illustre fisiologo dell’Università di Bari, prof. Michele Mitolo, e ad alcuni medici del suo Istituto, tra cui Mimì Cotugno.
Nel 1952, ritornato a Bari, rientrai nella Commissione medico-sportiva con gli stessi che mi avevano preceduto, e subito dopo riuscimmo ad ottenere una sede degna di tal nome presso la Società ginnastica Angiulli, in via E. Fieramosca, con due vani messi a nostra disposizione.
Divenuto nel 1953 commissario della FMSI per Bari, quindi presidente dei medici sportivi della provincia e, infine, presidente regionale della stessa FMSI nel 1956 (carica conservata per undici legislature), mi sono dedicato, assieme ai miei colleghi, al lavoro di ricostruzione del gruppo attraverso riunioni ricorrenti e sistematiche di qualificazione e aggiornamento scientifico.
Fra i componenti del gruppo mi piace ricordare: Francesco De Santis, Nicola Fattibene, Giacomo Carissimo, Ruggero Scommegna, Franco Cassano e, in tempi più recenti, Gaetano lartinelli e mio figlio Domenico.
Nel 1965 ottenemmo dal Comune di Bari alcuni locali presso o lo Stadio della Vittoria, operando in modo precario fino a quando non fummo attrezzati completamente.
Sulla base di una convenzione con lo stesso Comune, nel 1967 istituimmo il Centro provinciale di medicina dello sport, che avrebbe dovuto occuparsi dell’educazione anitaria e sportiva dei giovani e del controllo degli alunni delle scuole elementari. Per un paio di anni le cose andarono bene, ma, venuto a mancare il contributo per le visite agli allievi delle elementari, ci appellammo alla Regione Puglia, da cui ottenemmo un’assegnazione annua cli 110 milioni di lire, oltre a tutta le dotazioni scientifiche-sanitarie di cui avevamo bisogno. In tal modo la Puglia fu la prima Regione in Italia a riconoscere i problemi della medicina dello sport e a potenziare la sua opera con cospicui finanziamenti.
Nel 1982 il nostro Centro provinciale si trasformò in Istituto di Medicina dello Sport: con questo passo è stato riconosciuto l’alto livello conseguito sia dalla dotazione scientifica che dalle attività svolte dall’ente (fra cui due corsi di fisiopatologia dello sport per medici; tre corsi per mas~1ggiatori e fìsiochinesi-terapisti sportivi, sette congressi nazionali cd internazionali con la partecipazione di eminenti luminari della scienza, italiana e stranieri, e con il riconoscimento di tutte le Federazioni medico-sportive del mondo).
In tempi recenti, nel corso di un congresso internazionale, una nostra rappresentanza è stata accolta in Jugoslavia con grandi manifestazioni di stima cd è stato stipulato un gemellaggio per la medicina dello sport tra lo Stato del Montenegro e la Regione Puglia.
L’ultimo nostro impegno in ordine di tempo è costituito dalla responsabilità assunta dai medici dell’Istituto e dell’Associazione Medico Sportiva di Bari, nonché dai colleghi dell’Associazione Medico-Sportiva Pugliese (Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto) per garantire l’assistenza sanitaria a tutti i partecipanti (atleti, allenatori, dirigenti, personalità ecc.) dei XIII Giochi del Mediterraneo Bari 1997.